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La transizione ecologica e la salute del nostro pianeta

A cura del prof. Fabio Fava

Si apre con una panoramica del nostro mondo a livello di risorse energetiche, la serata conviviale organizzata su zoom.
Il continente africano è caratterizzato da un depauperamento delle risorse nonostante abbia la popolazione più numerosa di Europa, Asia e Stati Uniti messi insieme.

La nuova economia verde verso cui il nostro pianeta si muove prevede un passaggio dall’economia lineare, che vedeva l’utilizzo e la fine di vita con conseguente smaltimento dei prodotti fabbricati a un’economia circolare, dove nulla si crea e nulla si distrugge, vale a dire dove ogni prodotto che viene creato, viene anche riutilizzato con un’altra destinazione d’uso invece di essere smaltito una volta giunto alla fine del suo ciclo di vita.

Tutto ciò dovrà prevedere una riprogettazione dei prodotti, più duraturi, più facilmente riparabili e che si prestano meglio a un loro riutilizzo.
Forse non si arriverà mai ad una società a rifiuto 0, ma si può raccogliere in maniera selettiva affinché quel prodotto possa essere riutilizzato.
Ad esempio i pannolini sporchi rappresentano il 3% dei rifiuti.
In tal senso è stato creato un progetto volto a recuperare 150 kg di cellulosa, 75 kg di plastica assorbente e 75 kg di cotone e materiali affini a partire da una tonnellata di pannolini gettati.

Dalla raccolta al frazionamento, alla stabilizzazione, al riciclo, alla valorizzazione dei rifiuti biologici si arriva ai derivati e alla produzione di biometano e di composti chimici.
I materiali biocompostabili partono dall’ambiente e ritornano all’ambiente. Riportare carbonio al suolo significa fa generare biomassa al terreno sia in terra che in mare.

La città è un altro contesto che ha bisogno di circolarità, non solo nella domotica e nella digitalizzazione, ma anche in tutta la gestione dei rifiuti. È quindi essenziale condividere auto, infrastrutture, le strutture che abbiamo.
Con il Green Deal l’Europa si è prefissata l’obiettivo di diventare carbon neutral entro il 2050 e di ridurre il 55% delle emissioni entro il 2030.

L’energia che utilizziamo è responsabile del 75% di gas a effetto serra. Occorre passare sempre di più alle energie rinnovabili.
Le abitazioni sono responsabili del 40% delle emissioni di questo tipo di gas, il trasporto del 25%.

La filiera agroalimentare è molto attenta a questa tematica. Ma è importante che sia affiancata anche da altre azioni. Occorre fare attenzione ai settori rimasti indietro.

Un trilione e mille miliardi di euro sono la somma che l’UE ha messo in campo da qui al 2030, in parte pubblici, in parte privati.
Il Pnrr, sul piano nazionale, altri 70 miliardi di euro suddivisi in 4 aree.

La transizione deve essere giusta e attenta ai bisogni dei vari territori.
G7 e G20 stanno lavorando a questo obiettivo. Ma serve coinvolgere il cittadino, le comunità, i giovani dalle scuole elementari alle Università.