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Serata 16 gennaio 2017 – Un dialogo sul futuro dell’energia all’ingresso di Donald Trump alla Casa Bianca.

Nella serata del 16 gennaio, ospite come relatore del club Rotary Bologna Valle del Savena, è stato il Prof. Ezio Mesini, docente dell’università di Bologna e già relatore di altre serate negli anni passati.
Tanti erano gli amici presenti per un argomento sempre di attualità ( energia e petrolio) ed un’altro di recentissima ed importantissima attualità (Il prossimo insediamento alla Casa Bianca da parte di Trump).
Nella solita ed accogliente cornice del Savoia Hotel, in una cena ottima e vegetariana, la sera è scorsa tra una portata e l’altra fino al momento in cui il Prof. Mesini ha iniziato la relazione, aiutato da slide e grafici, con intermezzi di interventi e domanda da parte degli amici soci, curiosi di sapere di più, fino al momento in cui il Presidente Testori ha ringraziato l’osite con gli omaggi del club.

Di seguito è scritto l’intero intervento principale del Prof. Mesini.

Prof. Ezio Mesini – Università di Bologna
Rotary Bologna Valle del Savena – 16 gennaio 2017

Un dialogo sul futuro dell’energia all’ingresso
di Donald Trump alla Casa Bianca

I produttori Usa di carbone, petrolio e gas hanno trovato in Donald Trump un difensore, visto che sostiene la produzione intensiva delle fonti fossili, non crede sostanzialmente al cambiamento climatico ed è scettico sulle energie rinnovabili

Le sue scelte in materia energetica sembrano segnate. Eppure non sarà semplice per il nuovo presidente prendere decisioni a senso unico. Si impongono da un lato problemi di sicurezza nazionale degli approvvigionamenti, dall’altro considerazioni di libero mercato legati all’economia della materie prime in uno scenario globale.

Relativamente al petrolio, il boom della produzione Usa di greggio fino al 2015 è stato il fattore principale del crollo globale del suo prezzo. Rispetto a una domanda che cresce poco rispetto a una produzione che continua a superarla, i produttori di qualunque Paese soffrono e hanno atteso speranzosi l’accordo dell’Opec dello scorso dicembre che ha suggellato l’accordo sul taglio di produzione (dopo 8 anni). La Russia, terzo produttore mondiale, ha convenuto al taglio. Alcuni principali osservatori e protagonisti rimangono perplessi sul congelamento della produzione. Il principale motivo è di non fare regali a Paesi che hanno costi di produzione più alti e che solo grazie a tagli dell’Opec potrebbero continuare a produrre senza rimetterci. E chi è il principale di questi Paesi?
La risposta è scontata: ancora gli Stati Uniti. Congelando la produzione, l’Opec potrebbe far risalire i prezzi del greggio, consentendo agli Usa di produrre di più.

Relativamente alle fonti rinnovabili, sopratutto biocarburanti ed energia solare. Gli Stati Uniti producono quasi il 60% dell’etanolo, dando seguito a una crescita che non sarebbe possibile senza le protezioni garantite dalle amministrazioni, sia repubblicane sia democratiche, agli agricoltori.
Sussidi legati non tanto a uno spirito ambientalista, ma a crudi motivi economici: senza la produzione di biocarburanti, gran parte degli agricoltori americani sarebbe fallita, visto la caduta dei prezzi delle produzioni tradizionali, a partire dal mais.

Quanto all’energia solare, e in particolare a quella fotovoltaica, gli Stati Uniti hanno conquistato negli ultimi anni sia la leadership tecnologica mondiale, sia la leadership nei costi. Il fotovoltaico – quando adottato in grandi centrali di produzione – ha conquistato la cosidetta parity grid nelle aree ad alta insolazione, cioè una sostanziale parità di costo rispetto alla media delle altre fonti di energia. Nei prossimi anni, la continua innovazione tecnologica abbatterà ulteriormente i costi rendendo i più importanti produttori americani potenziali protagonisti di un’espansione mondiale che difficilmente potrà essere contrastata da altri Paesi. La Cina, che sembrava destinata a dominare i mercati grazie a costi stracciati, stà pagando il prezzo di una tecnologia più vetusta e di eccesso di capacità produttiva.

Potrà esser facile per Trump mandare in soffitta il cambiamento climatico, l’iper-regolazione, e le preoccupazioni ambientali che hanno accompagnato lo sviluppo dei temi energetici negli ultimi anni. Ma non gli sarà facile confrontarsi con le dure leggi dell’economia che renderanno ogni scelta in tema di energia piena di trappole e di inattesi effetti boomerang.